L’Infuso di Capodanno
delle 17, di mercoledì 1 gennaio 2025
TESTAMENTO
Vitae Causa
Nel pieno e nel vuoto delle facoltà tutte del mio Essere, e in virtù della Vita a venire nelle sue infinite possibilità, Io:
Lascio
a chi se li prende:
i sapori di sempre;
le mie resistenze;
le abituali reazioni;
le solite inerzie;
e la reiterazione d’ogni mio fare.
Lascio
al silenzio:
le voci in testa di chi amo e invece non c’è;
il mio cianciare nel caos;
il lamento per ciò che va male, ma il giubilo se invece va bene;
e la mia supplica urlante di bambino cattivo.
Lascio
al chiuder degli occhi:
il pensare lo stesso pensiero;
il parlare le stesse parole;
il cantare la stessa canzone;
e la litania della stessa pigrizia, in processione perpetua tra le mura fortificate della mia mente.
Lascio
alle catene:
la mano mozzata;
il piano di fuga;
la scia di sangue;
e ogni lembo putrescente di un passato tossico dalla pelle squamata.
Lascio
a voi che entrate:
ogni mia speranza;
ogni opaca illusione;
ogni mio dio
e ogni demone creato per me.
Lascio
al teatrino della memoria:
le scene dipinte di vecchi amori vissuti;
i canovacci di quelli appena abbozzati;
e il fumo vacuo di nuovi amori mancati.
Lascio
al padre e alla madre:
le aspettative tradite e introiettate;
i moti di rabbia;
della colpa il sentimento;
la mia da voi ereditata mala educazione;
e la goccia di sperma che vi dovevo dacché sono nato.
Lascio
a un foglio bianco:
l’arroganza della volontà;
la presunzione della trasformazione;
la violenza delle cose taciute ancora non dette;
e il rammarico per chi si è perduto lungo il cammino.
Lascio
a uno specchio rotto:
i vecchi riflessi;
ogni inflitto dolore;
il perpetuato tradire;
le delusioni provate;
i perdoni non concessi;
e quelle lezioni rimaste a metà.
Lascio
alle correnti d’un fiume spagnolo:
le rivendicazioni di ciò che doveva essere mio;
la frustrazione dei debiti mai saldati;
il rimpianto colposo;
lo sgomento per ogni magia non capìta;
l’inquietudine tutta che mi son procurato;
e le domande su ciò che rimane frainteso.
Lascio
al momento appena passato:
la frustrazione di essere padre;
l’egoismo della mia solitudine;
la mia paura della paura;
e le ricette tutte uguali di pietanze ingurgitate ogni volta con la medesima voracità, piacere, disgusto e voluttà.
XX, Il Giudizio (o L’Eone), da I Tarocchi del Sé, Ed.Sovversive