L’Infuso delle 17, di mercoledì 16 aprile 2025

 

 

POST FATA RESURGAM

dopo la morte tornerò a rialzarmi

 

 

 

Motto classico latino, non attribuibile a nessun autore, che si usa per esprimere fiducia nelle proprie capacità di risollevarsi dalle disavventure e di vincere le avversità del destino.

 

Post Fata Resurgam

Ti è mai capitato di morire?

Certo che sì. E chissà quante volte… Non mi riferisco alle vite precedenti, ma a quella sottile e pesantissima sensazione del soccombere, del non farcela più, dello stare per… morire, appunto, in questa stessa vita, che credi tu stia vivendo.

La morte. È terribile. È necessaria. E dopo? Se il corpo fisico perdura, la rinascita. Nasciamo e rinasciamo. Buffo. Ma come è possibile questo ri-nascere? Cioè, nascere ancora una volta? Se siamo viventi, come è possibile ancora nascere dato che siamo già nati? Ed ecco la morte: è lei che ci permette una nuova nascita. Lei, e non essa, rimanendo affezionati all’immagine romantica della Vecchia Signora. La morte è dunque necessaria? Certo, perché è necessario ri-nascere. Ma perché ri-nascere? Non ci basta nascere una sola volta. Evidentemente no. Forse, neanche una seconda volta, o una terza, o una quarta… ma infinite volte, tutte quelle che sono necessarie.

Ma perché rinascere? Non si può morire e basta? No. E perché? Perché la morte non è “qualcosa” dopo la quale non v’è più nulla. Che madornale fraintendimento! Siamo solo di passaggio! Vero solo in parte: siamo eterni, sono le nostre manifestazioni ad essere di passaggio. Noi Siamo. Semmai è la morte ad essere un passaggio in questo Essere. La morte È il passaggio, è il processo, è ciò che sta nel mezzo tra una condizione d’esistenza e l’altra, infinitamente. La morte sta tra qualcosa che non È più e qualcosa che Non È ancora, ma che Sarà ancora una volta, in maniera differente eppure “uguale”. La morte è ciò che precede qualcosa di nuovo, anzi, la permette; è la condizione per il manifestarsi del Nuovo. Ed è la nostra stessa sostanza che rigenera se stessa, e per farlo deve subire quel processo, quel passaggio che chiamiamo “morte”: essa, qualunque cosa sia la nostra sostanza, deve perire.

Ma sai tu cosa significa perire?

  1. Dal latino perire, a senso «andare in rovina», per estensione «morire», composto di per– e ire «andare», quindi letteralmente «andare attraverso», «attraversare»;e

     

  2.  sempre dal latino, peritus, participio passato di periri «fare esperienza», che si trova nel comp. experiri, esperire. 

Le parole latine, per-ire e per-iri, convergono entrambe al medesimo concetto; ma il secondo livello etimologico è quello che ci dà più raffinate indicazioni:

per-iri

da cui un perire come esperire, ossia fare esperienza! Quando diciamo “Tizio è perito”, senza saperlo stiamo dicendo che Tizio ha fatto esperienza, ha vissuto, ha saputo, ha appreso, si è edotto, ha esperito (appunto) la morte, o meglio attraverso la morte, e in virtù della morte – qual ossimoro è mai questo! –, è pronto per una nuova vita.

Solo chi esperisce (e quindi perisce) può avere accesso ad una ri-nascita. E questo vale a qualsiasi livello la si voglia intendere, la morte.

La morte, in tutte le sue accezioni, è il fenomeno esperienziale per eccellenza frattalmente onnippresente: nella Cellula, nell’Uomo, nei Pianeti, nelle Galassie, nell’Universo, nei Multiverso…

Ma dopo quale esperienza – mi dirai -,  quale prova, io rinasco?

La risposta la si può leggere sempre nel motto latino: Post Fata… 

Il lemma fata è la forma ablativa del sostantivo fātum, fati, che usualmente viene tradotto nelle seguenti accezioni:

oracolo, vaticinio, profezia, predizione, fato, destino, fatalità, sorte, corso della vita prestabilito, morte (come già detto), giorno fatale, termine della vita, (al plurale) destino inteso come futuro, sciagura, disgrazia, calamità, rovina, flagello, malattia, abbandono… ma indica, per estensione, anche le Parche, tessitrici del destino e, loro declinazione, le Fate dei racconti e delle favole

La maggior parte delle summenzionate accezioni sono sfumature estese del concetto di morte: le sciagure, le disgrazie, le calamità, la rovina, il flagello, l’abbandono, la cattiva sorte… Quante volte in una vita facciamo esperienza (ex-periamo) in tal senso; quante volte ci sentiamo sciagurati, disgraziati, rovinati, flagellati (non solo figurativamente), abbandonati, e assillati dalla malasorte? Ecco la necessità, ecco la prova!

Come osserva il mio quasi compaesano, il prof. Luigi Casale di Castellammare di Stabia (cittadina del Golfo di Napoli, ai piedi del Vesuvio, che dopo l’eruzione del 79 d.C. ha fatto suo il motto in questione) che non ho (ancora) il piacere di conoscere personalmente, ma le cui riflessioni in tal senso mi paiono illuminanti:

La frase – Post fata resurgo – non esprime una speranza, ma piuttosto una certezza: finito un ciclo, ne inizia un altro. (…)

Eppure presso gli antichi Romani – ma già presso i Greci – il Fato era qualche cosa di più del destinoEra una necessità. La necessità del divenire ()


Perciò Fatum è “ciò che è stabilito dall’eternità”, è “il Detto”. Che esiste prima del tempo dell’uomo (la storia), e fuori dal dominio degli dei (trascendenza). Fatum, infatti, significa proprio “il detto”. E’ il participio passato – meglio se diciamo “perfetto” – del verbo latino: for, faris; fatus sum; fari (= “parlare, dire”). La radice della parola è “fa”, corrispondente alla radice greca φα/φη [fa/fē] (vedi anche il verbo greco φημί [phēmì] = parlo, dico), la quale ritorna in tutta la grande famiglia di parole (si dice anche: sfera lessicale) di quest’area semantica (cioè, campo di significato) delle lingue indeuropee. Parole che troviamo quasi identiche nel francese, nel portoghese, nello spagnolo, ecc.
(…)


Ecco: Fatum dovremmo tradurlo allora con “il Detto”.” 1

 

Tornando a noi, puoi evince re quindi:

Post Fata Resurgam:

Dopo (aver esperito) ciò che è Il Detto (ciò che è stabilito dall’Eternità),
tornerò a nuova vita.


Il Detto è la parola che crea, che trasforma e realizza la Realtà, è Abracadabra, la parola magica per eccellenza che, nell’accezione aramaica, vuol dire “Creo ciò che dico”, appunto!

Ma Il Detto… questa eterna stabilita necessità… chi è che lo dice, chi è che dice il Detto?

La risposta è: Noi Stessi.
Ovviamente, la mia risposta.

Il Detto, è tutto ciò che giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto e secondo dopo minuto e secondo, per anni, per decenni, vita dopo vita, continuiamo a “dire” con i nostri pensieri, con il nostro sentire, con le frequenze delle nostre onde cerebrali, con le nostre emanazioni vibrazionali… Esso è l’INFORMAZIONE con cui creiamo, condizioniamo e strutturiamo il nostro Essere, fino a farlo esplodere trasmutato nella manifestazione concreta espressa da questo nostro Detto, affinché questa collassata tangibile manifestazione dell’Essere possa permetterci di esperire, e quindi perire, perché noi possiamo ri-nascere ancora, per esperire un successivo stadio evolutivo, in cui Dire la nostra rinata Essenza perché perisca di nuovo, per rinascere ancora, e così via.
Tredicesimo Arcano dei Tarocchi e Arcano della Ruota della Fortuna che se ne vanno allegramente
a braccetto.

Ah… Post Fata Resurgo è il motto della mitica Fenice, che ogni cinquecento anni risorge dalle proprie ceneri, dopo un processo alchemico di morte e, attraverso il fuoco sacro, di resurrezione.

Siamo prossimi al giorno dell’eggregora della Resurrezione, al giorno in cui il figlio di Dio risorge per tornare al Padre.

Post Fata Resurgam
, anche lui disse qualcosa di simile…

Questo giorno non è ogni cinquecento anni, questo giorno non è ogni anno.

Questo giorno, il giorno della Resurrezione è oggi.

La Resurrezione è ora.

E il figlio di Dio sono Io,
sei Tu,

e Io Sono questo stesso Dio,
e Tu lo Sei,

e questo Dio che sono io, che sei tu,
è
l’Io che È,
il Mio, il Tuo.

 

Post Fata Resurgo:
Nel perpetuo Dire me stesso, ogni momento Rinasco, figlio e Padre,
nell’espansione infinita verso il mio
Io che È.

 

 

Detto questo… Buona Pasqua a Te.
Qu
alsiasi cosa significhi.

 

Valentino Infuso

1 Dallo scritto: Fato “Post fata resurgo” di Luigi Casale, 2014, giornaledimontesilvano.org

 

Immagine: “L’Araba Fenice”

 

 NOVITA’
L’INFUSO del Mercoledì è anche PODCAST (domenicale)

Per ascoltare l’ultimo podcast pubblicato, dal titolo

IL NIENTE VOLERE

clicca sull’immagine a sinistra o sul titolo.

 

 

 

**********************************************************************************************************************************

ricordiamo la nuova pubblicazione

HARLOCK
un Angelo col becco
scritto da Valentino Infuso
edito da Edizioni Sovversive Porto X
E’ possibile richiedere il volumetto direttamente al Porto o via mail: info@porto-x.com
Il Valore di questo libro è in chi lo legge
per saperne di più sulle altre pubblicazioni
Edizioni Sovversive
clicca qui

1 comments on “POST FATA RESURGAM

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *