“Ciò che è in basso è uguale a ciò che è in alto,
e ciò che è in alto è uguale a ciò che è in basso.
Per compiere le meraviglie dell’unica cosa.”
ERMETE TRISMEGISTO – Tavola Smeraldina
Queste meravigliose parole che sono la chiave della filosofia ermetica vogliono far comprendere che ovunque nell’Universo, sopra e sotto, “in cielo e in terra”, nel macrocosmo come nel microcosmo, regnano le medesime leggi.
Noi per esempio, nelle nostre percezioni possiamo individuare sempre e soltanto sezioni di un continuum, vediamo soltanto una piccola parte dello spettro della luce, udiamo soltanto le frequenze che si trovano nei limiti di un determinato campo. Certi animali sono in grado di percepire suoni e colori che risultano inaccessibili all’uomo. Lo stesso vale per l’immaginazione: noi riusciamo a immaginare solo dimensioni medie, se però qualcosa è incommensurabilmente piccolo o incommensurabilmente grande, riusciamo a concepirlo solo per mezzo di formule ma non ce ne facciamo nessuna idea precisa.
Oggi sappiamo per esempio che un blocco di ferro consiste quasi unicamente in spazi intermedi circondati dalle particelle atomiche, le distanze tra le particelle solide corrispondono infatti in proporzione alle distanze tra i pianeti del nostro sistema solare. Anche se queste cose le sappiamo, guardando un blocco di ferro, facciamo veramente fatica a immaginare che questa massa sia composta più di spazi vuoti che di corpuscoli solidi.
Il virus come organismo a se stante è troppo piccolo perché possiamo farci un’idea, allo stesso modo la distanza di 10 anni luce è troppo grande per la nostra immaginazione; la nostra conoscenza è impostata sempre su dimensioni medie adatte a noi uomini tutto ciò che al di sopra e al di sotto di questa dimensione è per noi, normalmente, inagibile. A questo punto la chiave geniale come sopra così sotto ci aiuta ad andare avanti, infatti queste parole ci consentono di limitare le nostre ricerche e osservazioni al campo a noi accessibile, per poi trasferire, per analogia, le esperienze fatte ad altri piani a noi non agibili. Questo pensiero analogico consente all’uomo di imparare a capire senza limitazione alcuna l’intero universo.
Il pensiero per analogie non è causale e per questo opera in modo insolito nella nostra epoca: l’analogia “come in alto così in basso” si giustifica soltanto se siamo disposti a riconoscere che, l’Universo è un cosmo (dal greco Cosmos = ordine) un cosmo però è regolato da leggi e non ha posto per il caso. Il caso come fatto non calcolabile e non codificabile, trasformerebbe ogni cosmo in un caos.
Se noi costruiamo computer questo costituisce un piccolo cosmo, è costituito in base a certe leggi e il suo funzionamento dipende dalla conservazione di queste leggi. Se però nel suo meccanismo si inseriscono alcuni transistors, condensatori e resistenze che non fanno parte del progetto iniziale, finisce che questi rappresentanti del caso trasformano tutto il cosmo in un caos e il computer non lavora più in maniera intelligente.
Lo stesso vale per il nostro mondo: già al primo evento casuale il nostro mondo cesserebbe di esistere.
Anche la scienza perlopiù si basa sulle leggi di natura, ma non si fa scrupolo di usare contemporaneamente il concetto di caso.
Se si fa cadere una pietra da una determinata altezza questa non cade in modo casuale ma in base a certe leggi scientificamente riconosciute. Ora, però, se questa pietra finisce sulla testa del signor X, ecco che, per il pensiero scientifico, il signor X passava di li per caso e per caso la pietra è finita proprio sulla sua testa. In realtà, il signor X non viene colpito per caso dalla pietra, ma, ugualmente, in base a certe leggi. Niente è casuale, ne il fatto che il signor X riceva una pietra sulla testa, ne il momento in cui questo avviene etc. Non ci si ammala a caso, non si viene investiti a caso da un’automobile, non si nasce a caso da genitori ricchi e poveri e così via.
Dietro ogni evento c’è una legge e un significato, non sempre riusciamo a distinguerlo di primo acchito, ma questo non ci autorizza negare la sua esistenza.
Le pietre cadevano in base a certe legge anche al tempo in cui l’uomo non avevo ancora scoperto la legge della gravità.
Perfino gli statistici, in qualche modo, non possono fare a meno di dimostrare personalmente l’insostenibilità del concetto di caso: uno statistico crede infatti che, gettando un dado, si ottenga per caso un 3 o un 5 o un’altra cifra se si possono gettare i dadi abbastanza lungo, però, la somma di tutti i numeri produce una curva della distribuzione normale.
Quale meraviglia si rivela adesso: la somma degli eventi singoli non regolabili in base a leggi produce una legge.
Tornando all’esempio dei dadi si può dire eventualmente, che il singolo risultato di una gettata è troppo piccolo perché ci si possa vedere la regolarità e che noi uomini abbiamo bisogno di certe grandezze minime per riuscire a farci delle idee dei fatti Reali.
L’osservazione di questo mondo, in questi termini, ci induce a parlare di un cosmo e ad escludere il caso. Se però il cosmo rappresenta un’unità ordinata, ovunque deve regnare la stessa regolarità: nel grande come nel piccolo, in alto come in basso. Questa analogia indusse Paracelso a paragonare l’uomo come microcosmo al macrocosmo Universo. L’uomo e l’immagine fedele dell’universo macrocosmico. Noi non troveremo niente fuori dall’uomo che per analogia non sia già dell’uomo e viceversa.
Questo è il significato profondo di “conosci te stesso per conoscere Dio”.